di Valentina Vignali
Il primo dicembre di ogni anno, dal 1988, è celebrata in tutto il mondo la giornata mondiale contro l’AIDS, una delle pandemie più devastanti nella storia umana.
Questa sigla sta per “Acquired Immunodeficiency Syndrome”, ovvero “Sindrome da Immunodeficienza Acquisita”, infatti, si tratta di una sindrome, un insieme di sintomi e segni clinici specifici, che porta a una immunodeficienza. Il sistema immunitario del soggetto è indebolito, ed essa è acquisita, poiché non é presente dalla nascita, ma si sviluppa nel tempo. Si tratta quindi di una malattia infettiva causata dal virus HIV, che distrugge le difese immunitarie dell’organismo, in particolare le cellule CD4, fondamentali per l’azione difensiva contro le infezioni. Il virus dell’HIV ha, sfruttando i globuli bianchi, un’elevata capacità di replicazione, soprattutto nelle prime fasi dell’infezione.
L’HIV si trasmette in qualsiasi stadio della malattia tramite rapporti sessuali non protetti, contatto con sangue, trasmissione verticale tra madre e bambino durante la gravidanza, il parto e l’allattamento al seno.
Generalmente il virus si manifesta in due fasi distinte: nella prima dopo alcune settimane dall’infezione si presentano sintomi simili all’influenza, come febbre, sudorazioni notturne, dolore articolare e muscolare ecc; mentre nella seconda fase i sintomi variano da persona a persona e nel caso di una latenza clinica possono non presentarsi per diversi anni.
Attualmente non esistono cure o vaccini per l’eradicazione dell’infezione da HIV, ma la malattia viene controllata attraverso una combinazione di farmaci, mirati a bloccare la replicazione del virus, riducendo la carica virale e conseguentemente la distruzione del sistema immunitario.
Fino al 2023 secondo i dati dell’OMS e dell UNAIDS, si stima che questa malattia abbia ucciso circa 40 milioni di persone in tutto il mondo, sia morti dirette che indirette, legate a infezioni o tumori associati. Tali decessi erano molto numerosi negli anni ‘80 e ‘90, nel 1993, infatti, registrarono 7 milioni di morti, per poi diminuire progressivamente a partire dagli anni 2000, grazie soprattutto ai progressi sui trattamenti antiretrovirali.
L’AIDS però non e solo una malattia, ma anche una fonte importante di discriminazione, infatti, nei primi anni di diffusione veniva comunemente definita “morbo o cancro dei gay”, era infatti vista come una malattia senza cura che colpiva solo gli omosessuali e i tossicodipendenti , chi aveva contratto la malattia doveva attendere la morte senza troppa compassione da parte dello stato o della comunità.
Infatti il New York Times riporta “il nuovo disturbo degli omosessuali preoccupa la sanità”, era il 1982 e il 27 Luglio dello stesso anno coniarono l’attuale definizione della malattia, abolendo quella precedente, poiché capirono che non c’era alcuna correlazione tra l’orientamento sessuale e il morbo.
L’AIDS ha colpito non solo persone comuni da ogni parte del mondo, ma non ha risparmiato nemmeno le più famose celebrità, ricordiamo alcune: tra le prime e più celebri icone che morirono a causa dell’HIV vi è sicuramente Freddie Mercury, il cantante scoprì di esserne affetto nel 1987 e condivise subito la notizia con gli amici e colleghi più stretti. Tale notizia rimarrà segreta per molto tempo , infatti, come dichiarò Dave Clark frontman dei The Dave Clark Five: “Freddie voleva tenere la faccenda privata perché a quei tempi la malattia era considerata una piaga e lui non voleva essere marchiato”. Quando le sue condizioni peggiorarono si ritirò in un’abitazione a Montreux, lontano dalla scena pubblica. Il giorno prima della sua morte convocò il manager della band e fece rilasciare un comunicato: “In seguito alle disparate congetture diffuse dalla stampa nelle ultime due settimane, desidero confermare che sono risultato sieropositivo e di aver contratto l’AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere privata questa informazione fino a oggi per proteggere la privacy di quanti mi circondano. Comunque, è giunto il momento di far conoscere la verità ai miei amici e ai miei fan e spero che si uniranno a me, ai miei dottori e a quelli di tutto il mondo nella lotta contro questa terribile malattia”. Il 24 novembre 1991 il cantante morì a soli 45 anni per una broncopolmonite aggravata dalla malattia.
Tra le più famose celebrità che contrassero l’HIV vi è Earvin Johnson Jr., detto Magic Johnson, che scoprì di essere sieropositivo il 25 Ottobre del 1991, il 7 Novembre il giocatore di basket annunciò la notizia alla stampa e a soli 32 anni si ritirò dall’attività agonistica per non compromettere il sistema immunitario. Johnson fondò quindi la “Magic Johnson Foundation” che ha lo scopo di raccogliere finanziamenti per programmi per la lotta alla diffusione dell’AIDS. Inoltre nel 1997 la moglie annunciò al mondo che nel sangue dell’ex-campione NBA non c’era più traccia del virus.
Altre celebrità, pur non essendo affette direttamente dalla malattia, hanno mostrato il loro supporto e sostegno verso i malati, per esempio la principessa del Galles Diana negli anni ‘80 e ‘90 cerco di rivoluzionare l’opinione generale sull’HIV, arrivando nel 1987 a stringere la mano a un sieropositivo senza indossare il guanto. Ricordiamo anche celebri cantanti come Bono che è, ancora oggi, un attivista nella lotta per l’AIDS e insieme agli U2 donò i proventi della canzone “One” alla ricerca contro il morbo; anche Cyndi Lauper incise la canzone “Boy Blue”, pubblicata come singolo nell’87 e dedicata a un amico affetto dal virus HIV poi deceduto, il ricavato del brano venne poi donato per la ricerca sull’Aids.
In conclusione questa giornata è un’occasione per ricordare le morti causate da questa terribile malattia, ma anche per sensibilizzare su questo problema e mostrare vicinanza e solidarietà per coloro che sono affetti.