Al Canossa arriva il MEP: quando l’istruzione diventa esperienza concreta

di Giuditta Formentini

Al Canossa, è cominciato un nuovo progetto: grazie al lavoro del nostro rappresentante d’istituto Riccardo De Lellis, da quest’anno in poi sarà possibile partecipare al MEP, ovvero il Model European Parliament. Tradotto dall’italiano, è una simulazione del modello di parlamento europeo, diviso in commissioni, ciascuna con il proprio argomento, nelle quali i ragazzi assumono il ruolo di delegati parlamentari.

E’ un progetto che si svolge in collaborazione con il Liceo Ariosto-Spallanzani, dove ha fatto il suo ingresso già molti anni prima di noi. Quest’anno è stata la prima sessione con il Canossa, la quale si è svolta in un’unica settimana: in quattro pomeriggi consecutivi, dalle due e mezza alle sei di pomeriggio, i ragazzi si sono trovati presso le aule del classico e dello scientifico per lavorare insieme. Oltre ai pomeriggi a scuola, la settimana si è chiusa “con i fiocchi”: i nostri compagni hanno potuto dar prova delle loro capacità e del loro impegno in una “assemblea plenaria”, nella quale si è potuto discutere del lavoro delle altre commissioni e della propria.

Ma che cos’è una commissione?
Ogni delegato fa parte di una commissione: essa è un collegio di persone che si riuniscono e discutono di problematiche relative al proprio “topic” o argomento assegnato. Propongo un esempio: io ero nella commissione 9, che riguardava la tratta degli esseri umani, e, pertanto, mi sono trovata a dover rispondere a situazioni complicate quali lo sfruttamento sessuale o il lavoro forzato. Vi erano, poi, altre commissioni, tra cui quella della discriminazione di genere oppure una sullo scioglimento dei ghiacciai.

I ragazzi hanno lavorato assieme per identificare soluzioni convincenti a problemi reali: è come un “problem solving”, nel quale, tuttavia, ciascun delegato si è dovuto confrontare con realtà complesse e difficili, come un vero parlamentare. I pomeriggi a scuola, chiamati “lavori di commissione”, sono stati coordinati da due CHAIR, per ogni gruppo, ovvero due ragazzi più grandi e che hanno già partecipato al MEP in precedenza.
All’inizio della settimana, sono state portate al parere della commissione, da ciascun delegato, alcune problematiche. Il secondo pomeriggio e il terzo, si è discusso delle possibili risoluzioni alle difficoltà evidenziate e, infine, l’ultimo giorno di lavoro, si è stilato un “Libretto delle risoluzioni”, uno per ciascuna commissione, contenente ogni misura possibilmente adoperabile per contrastare il “topic” assegnato.

Come funziona il Libretto delle risoluzioni?
Vi è un capitolo dedicato ad ogni commissione (nella sessione di quest’anno eravamo in cinque gruppi). Ciascun delegato scriveva, dopo averle sottoposte al parere dell’assemblea, le proprie “introduttive”, ossia delle formule necessarie per introdurre e per chiarire maggiormente le risoluzioni destinate a una determinata problematica. A loro volta, le risoluzioni sono state divise in “macroaree”, a seconda dei sotto argomenti di cui trattavano.

L’assemblea plenaria è il punto di arrivo dei lavori di commissione: in un unico giorno, i delegati si ritrovano insieme per discutere il lavoro di ciascuna e votare, per maggioranza, se accettare le risoluzioni di un gruppo (e in questo caso, si dice “far passare una commissione”) oppure abolire il lavoro svolto. Dopo che una commissione è passata, le risoluzioni dovrebbero essere messe in pratica. Ovviamente, non essendo in un reale contesto europeo, ma in una simulazione, ciò non potrebbe mai accadere!

Nonostante si debba lavorare e prepararsi molto, arrivando anche a orari tardi della giornata, il MEP è stata un’esperienza alquanto interessante e formativa: consente di allenare la propria “retorica” o capacità nel parlare, farsi passare la paura e l’ansia di relazionare davanti a un pubblico e stringere nuove amicizie. Non è una gara, pertanto tutti sono chiamati a discorrere e motivare le proprie risoluzioni: è un lavoro di squadra e non una competizione personale! Inoltre, offre molte ore di PCTO e permette di sviluppare un certo senso critico nell’analizzare situazioni che potrebbero spaziare da problemi globali fino a questioni quotidiane: l’impegno e lo studio consentono di migliorare l’approccio, in generale, alla vita e alle altre persone. Nel mio caso, ho potuto toccare con mano metodi differenti dai miei, sia di esposizione che di studio, e conoscere nuovi ragazzi, con i quali confrontarmi e parlare.

Concludendo, sono fiduciosa nel fatto che l’anno successivo vedrà una partecipazione ancora più numerosa da parte degli studenti del Canossa, con tanti ragazzi pronti a distinguersi sia come delegati che come membri delle commissioni!

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