Self-produced music: la musica a portata di tutti

di Elisa Malagoli

Sono sempre di più gli artisti che autoproducono la loro musica, oggi creare veri e propri studi di registrazione a casa propria e molto più semplice ed economico rispetto anche a soli dieci anni fa.

I social poi fanno il resto, dando l’opportunità di diffondere in rete le proprie canzoni a costo zero e magari chissà, di farsi notare da qualche casa discografica.

Proprio su questa nuova realtà musicale abbiamo avuto l’occasione di intervistare Ludovico Santini, alunno della nostra scuola che, grazie alla sua passione per la musica, ha iniziato ad autoprodurre e mixare le canzoni che lui stesso scriveva. Ci ha anche annunciato che nel mese di Maggio uscirà il suo nuovo singolo “Habitat” che potrete trovare su spotify insieme a tutti i suoi album.

In questa conversazione ci spiega cosa è la musica per lui, quali sono stati i suoi punti di partenza e come è arrivato ad uno studio di registrazione.

Quando hai iniziato a produrre o comunque a scrivere la tua musica?

Ho studiato quando ero piccolo pianoforte per cinque anni e ho iniziato chitarra da autodidatta, sempre per cinque anni.

La prima canzone che ho scritto è stata quella composta a Dicembre 2020 che ha il titolo di “Sogna solo amore” ed era dedicata ad una persona speciale che mi ha aiutato a capire la mia voglia di scrivere musica e di autoprodurmi, non sapevo nulla dell’argomento, ma mi sono informato e ho capito come mixare e masterizzare le canzoni.

Hai imparato tutto da solo o hai avuto qualcuno che ti ha guidato o semplicemente aiutato?

Ho sempre fatto tutto da solo. Al massimo ho guardato dei video su youtube, ma non ho avuto nessuno in particolare che mi aiutasse.

Senti che la tua famiglia ti sostiene in questo progetto?

Io sento che mio padre mi sostiene molto, anzi è identico a me, anche lui è un artista. Mia mamma anche, ma è meno interessata, lo vede più come un hobby, un qualcosa per passare il tempo. Invece mio padre la prende più sul serio, ma comunque mi sostengono entrambi. Non ci sono problemi.

Come inizi a scrivere? parti dalla base o dal testo? Cosa ti ispira?

E’ un processo molto complicato, perché ogni cantautore ha un modo diverso per farlo e dipende anche da canzone a canzone. Tuttavia in generale io parto da un’idea, prendo un momento in cui ho qualcosa da sfogare e inizio a improvvisare sul pianoforte e alla chitarra per provare dei giri di accordi al fine di trovare l’armonia, successivamente divido la canzone nelle sue parti: ad esempio trovo l’intro, il ritornello… e comincio a scrivere la melodia con il testo, metto le note che fa la voce e canticchio qualcosa sopra, mettendo le parole. Faccio comunque tutto di getto, quindi ci sono delle cose che aggiusto in un secondo momento.

Questo processo circa quanto ti prende?

Dipende. Ci sono canzoni che finisco in una giornata, altre, tipo la mia prossima uscita, ci metto delle settimane, perché in questo periodo ho iniziato ad andare in studio a registrare, quindi mi prende più tempo, poiché è diverso rispetto a fare le cose in casa con la propria apparecchiatura. Infatti, devi metterti d’accordo con i fonici, andare lì e quindi trovare il tempo e spenderlo. Tuttavia in generale le canzoni mi prendono tra i tre giorni e una settimana.

Il riscontro che ricevi dalle persone che ti ascoltano come ti influenza nel fare la tua musica?

All’inizio ho avuto molte critiche, soprattutto dagli amici più stretti che probabilmente mi prendevano come un personaggio su cui scherzare, ma successivamente mi sono accorto che forse facevo le cose in modo poco professionale parlando di cose troppo personali e magari strane che gli altri non capivano. Quindi ho cercato di scrivere in un modo che potesse arrivare a tutti, sto facendo le cose più professionali in studio e magari un lavoro più commerciale che tutti possono apprezzare. Infatti, ai miei ascoltatori è piaciuto il cambiamento.

I tuoi amici come hanno preso questa tua passione?

I miei amici più stretti l’hanno presa bene, anzi alcuni di loro lavorano anche con me. Abbiamo una band che suona le mie canzoni, ma non abbiamo proprio un nome, per adesso si chiama “Santini e band” perchè io sono un solista, un cantautore e loro suonano solo le mie canzoni. Oggi andiamo anche a provare in sala prove, per poi andare a registrare in sala la settimana prossima. La band è composta da: batteria, basso, io faccio chitarra, pianoforte e voce.

Con la scuola come ti gestisci? Il fare musica ha influenzato anche il modo in cui studi o i professori che sono incuriositi da questa tua passione?

C’è sempre un po’ di curiosità da parte dei professori che appena scoprono che faccio musica cominciano ad interessarsi facendo domande o anche ascoltando le mie composizioni. Certe volte mi provoca imbarazzo, ma adesso ci ho fatto l’abitudine, perché è da un po’ di tempo che scrivo, ma con la scuola riesco a gestirmi bene; il pomeriggio studio e magari la sera o nei momenti in cui devo sfogare i miei sentimenti lo faccio di getto e, come ho detto, impiego poco tempo. La cosa che mi prende più tempo è quando devo elaborare la canzone per produrla. Tuttavia per scrivere ci metto poco.

Hai avuto dei riscontri da parte di personaggi non famosi, ma comunque un po’ più conosciuti di te o hai trovato riscontri solo da persone che hanno ascoltato la tua musica e ti hanno apprezzato?

Ho avuto dei riscontri da delle community di artisti emergenti, da pagine di Instagram, ma persone famose non che io sappia.

Di che genere definiresti la tua musica?

Nel tempo è cambiata: all’inizio potevo definirla anche psichedelica o rock, qualcosa di strano. Poi è diventata musica leggera, cantautorale italiana tipo il mio secondo album e adesso musica pop, indie. Molto commerciale per riuscire a farmi conoscere maggiormente. Infatti, la musica pop si chiama così perché pop deriva dal popolo, è quindi musica popolare.

Ci hai accennato fuori intervista che il tuo cantante preferito è Elton John, ma di solito il preferito non coincide con l’ispiratore.

In effetti è così, direi che il mio musicista ispiratore sia John Lennon e i Beatles in generale.

Hai avuto mai momenti in cui ti sei detto basta ci mollo?

Ho avuto dei periodi difficili, ma mollare mai. L’anno scorso ho avuto un periodo un po’ difficile anche nella scrittura e mi sono accorto che non facevo più canzoni che sentivo mie, e dovevo fare un cambiamento. Trovare il mio stile. Adesso ce l’ho, ma non ho mai mollato, perché mi sono sempre detto che è una cosa che mi sfoga. La sensazione è la stessa che ti dà uno sport quando vai per scaricare la tensione. Quindi non smetterò mai.

Queste critiche hanno avuto un impatto psicologico oppure te le sei fatto scivolare addosso?

Io sono una persona abituata alle critiche, quindi sì, scivolano addosso. Ci sono stati momenti anche non belli, ma mai troppo brutti.

Per qualcuno che inizia adesso ad appassionarsi alla scrittura della musica cosa consiglieresti?

Ascoltare tanta musica prima, non di un solo artista, mai focalizzarsi solo su uno che si rischia di copiare. Non che non sia giusto ispirarsi, lo hanno fatto tutti, ma non bisogna cadere nell’arte di copiare pari pari da un altro. Inoltre ascoltare le ultime tendenze, ma soprattutto fare quello che ti piace e che si sente di fare. Fare quello che si vuole, ma farlo in modo professionale dall’inizio, perché sennò non andrai mai da nessuna parte.

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