LA PALADINA DELLA LIBERTA’ DI PAROLA
di Delia Tondelli
Molte persone pensano, ingenuamente, che due donne parzialmente o poco conosciute come Angelica e Ipazia, filosofa greca, siano opposte ľuna all’altra per i loro comportamenti e per come hanno vissuto la loro vita. Ma se le si conoscesse un po’ più da vicino ci si renderebbe conto che non sono così tanto diverse.
Angelica ha sempre posto prima i suoi sentimenti, i suoi desideri rispetto a quelli degli uomini o a suoi doveri in qualità di principessa. Non ha sempre mantenuto il comportamento corretto che stabiliva la società per la sua condizione di donna, se questo poteva ostacolare la sua felicità. Nonostante vivesse in un mondo di uomini era lei a guidare e a scrivere la storia.
Ipazia non era una principessa e non si occupava di faccende di cuore, come Angelica, era una filosofa greca che predicava ľamore per la sapienza e la conoscenza. Provava un ardore così forte per la filosofia e il sapere umano che non si limitò ad insegnarlo alle persone ritenute dalla società consone allo studio, come ricchi e aristocratici, ma a tutti coloro che avevano voglia d’imparare e di scoprire la bellezza della conoscenza. Questa sua libertà non era apprezzata dagli uomini suoi colleghi e, a causa di conflitti politici e religiosi, Ipazia morì durante una rivolta. Il coraggio che caratterizzò la sua vita, la non importanza che questa donna attribuiva ai costumi e alle tradizioni greche che obbligavano le donne al silenzio e alla subordinazione dell’uomo e la sua vastissima conoscenza, l’hanno resa celebre nel tempo come paladina della libertà di parola.
Oggi la sua storia non è tanto conosciuta anche se profondamente attuale: le donne hanno perso il coraggio di mostrare la propria intelligenza e la propria forza poiché nella società odierna vengono sempre giudicate e additate come persone pesanti e puntigliose o incapaci e inutili. Quindi la cosa più semplice e sicura da fare è rimanere al proprio posto, in silenzio. Non per forza il coraggio di esprimere la propria opinione deve portare a una rivoluzione generale ma, come ci insegna Ipazia, può semplicemente affermare la nostra persona e aiutare qualcun altro. Forse è anche per questo motivo che gli uomini cercano di soffocare la nostra voce: per poter mantenere il potere ed evitare un cambiamento sociale importante, come la parità effettiva tra uomo e donna; la via più sicura è privare il gentil sesso di uno dei diritti naturali umani primari.
Donne, ragazze e bambine dobbiamo ritrovare la nostra voce, la nostra identità. Durante tutta la storia hanno cercato più volte di metterci in un angolo e zittirci, perfino con la morte, ma non ce l’hanno fatta: per quanto apparteniamo al gentil sesso siamo più determinate e volenterose degli uomini, che continueranno a temerci proprio per questo coraggio vivo.